Appassionato di auto, faceva da navigatore a Alessandro Ciardi, rimasto ferito. L'auto schiantata contro un muro.
MILANO - Franco «Ballero» Ballerini, 45 anni, c.t. della nazionale italiana di ciclismo, è morto in un incidente avvenuto domenica mattina alle 8.45 nella zona di Larciano (Pistoia), dove stava partecipando a un rally. Lascia la moglie Sabrina e due figli, Gianmarco (16 anni) e Matteo (9). Ballerini, grande appassionato di auto, faceva da navigatore al pilota toscano Alessandro Ciardi, con il numero 10: erano tra i favoriti della gara. Per motivi ancora da chiarire la loro auto, una Renault New Clio Sport R3 della scuderia Alex Group, è uscita di strada in località Casa al Vento, nel comune di Serravalle Pistoiese, e si è schiantata contro il muro di una villa, in un tratto di strada collinare. Secondo una prima ricostruzione la Clio, uscendo da una curva, è salita sull'erba del bordo strada. Ciardi ha perso il controllo del posteriore e l'auto è andata a schiantarsi contro il muro a una velocità stimata tra i 100 e i 120 km orari. L'urto è avvenuto sul fianco destro, dalla parte di Ballerini. Il primo a giungere al Pronto Soccorso è stato il pilota Alessandro Ciardi, 35 anni, di Casalguidi, che ha riportato la frattura del bacino. Pur in condizioni serie, non corre pericolo di vita ed è costantemente monitorato dal personale medico dell'Ospedale di Pistoia. Sul copilota Ballerini le operazioni di stabilizzazione si sono prolungate sul luogo dell'incidente per scelta dei sanitari. E' purtroppo deceduto alle ore 10.15 all'ospedale cittadino, probabilmente per frattura del rachide cervicale.
LA PARIGI-ROUBAIX - Nato a Firenze l'11 dicembre 1964, Franco Ballerini aveva iniziato la carriera da professionista nel 1986. Nel 1989 partecipò per la prima volta alla classica Parigi-Roubaix, alla quale dedicò poi la sua carriera: dopo una drammatica sconfitta nel 1993 (si vide soffiare la vittoria in volata dal francese Gilbert Duclos-Lassalle, poi subì vari infortuni), la vinse due volte, nel 1995 e nel 1998, collezionando anche un secondo posto, un terzo, un quinto e un sesto. La passione per questa grande classica del nord gli è valsa la cittadinanza onoraria dalla città di Roubaix. Nel 2001, alla sua tredicesima e ultima partecipazione, nonché ultima gara della sua carriera, i tifosi francesi accolsero il suo ingresso nel Velodromo del Nord di Roubaix con una vera e propria ovazione, benché fosse solo 32º: lui si tolse la giacca scoprendo la sottomaglia sulla quale campeggiava la scritta «Merci Roubaix».
LE VITTORIE - Ballerini non potè mai affrontare le grandi corse a tappe a causa dell'allergia al polline, che lo costringeva a evitare la parte centrale della stagione. Nel suo palmares figurano anche la Tre Valli Varesine dell' 87; la Parigi-Bruxelles, il GP Americhe a Montreal di Coppamondo e il Giro del Piemonte del ' 90; la tappa di Morbegno al Giro e il Romagna del ' 91. Cinque le sue presenze in Nazionale da corridore: 4 da titolare, una da riserva. Dall'agosto del 2001, pochi mesi dopo l'abbandono delle competizioni, era alla guida della Nazionale italiana Professionisti, che ha portato alla vittoria del titolo mondiale a Zolder con Mario Cipollini (2002), a Salisburgo (2006) e a Stoccarda (2007) con Paolo Bettini e a Varese (2008) con Alessandro Ballan, e del titolo olimpico ad Atene con Paolo Bettini (2004). Sotto la sua guida la nazionale ha vinto nove medaglie.
PENSAVA A MELBOURNE - Il 16 novembre scorso, Ballerini aveva fatto il primo sopralluogo sul percorso dei Mondiali strada e crono che si terranno in autunno a Melbourne, in Australia. Aveva notato alcune pendenze consistenti: «All'arrivo arriveranno solo i velocisti più in forma», aveva previsto. «Solo chi arriverà in piena forma e avrà gambe e cuore potrà giocarsi la vittoria nella volata finale». Purtroppo non potrà vederla. Oltre che per le sue doti sportive, Ballerini era noto anche per la sua attività nel volontariato: nel 1995 aveva ricevuto il premio «Sportivo più» ed era stato testimonial per l'associazione S.O.S. Villaggi dei Bambini, che accoglie i minori in difficoltà.
Lo strazio di Paolo Bettini: i due ciclisti erano uniti dalla passione per il rally (Ansa) LA PASSIONE PER IL RALLY - La passione di Ballerini per il rally era nata circa due anni fa: aveva convinto anche l'amico Paolo Bettini, campione mondiale e olimpico di ciclismo, col quale aveva disputato sei gare di rally. Quella in cui era impegnato come navigatore di Ciardi sarebbe stata la prima edizione del Rally Ronde di Larciano: la gara è stata annullata. Vi erano iscritti un centinaio di equipaggi. I Rally Ronde sono una particolare tipologia di gare: una sola prova speciale da correre quattro volte. Vi sono ammesse tutte le categorie di vetture, comprese le World Rally Car, la più forte evoluzione tecnica delle vetture da corsa, le protagoniste del Mondiale Rally. Quella di domenica doveva essere una prova altamente tecnica, su un percorso ad anello lungo poco più di 10 chilometri tra le colline della zona. Per circa metà del suo sviluppo, il tracciato non era mai stato percorso da una vettura da corsa. Sabato i concorrenti avevano avuto la possibilità di effettuare una ricognizione.
IL LUTTO - Il presidente della Federazione Ciclistica Italiana, Renato Di Rocco, «certo di interpretare il sentimento di tutti gli affiliati e tesserati - si legge in una nota della Fci - invita ad osservare un minuto di silenzio per commemorare il Direttore Tecnico della Nazionale Franco Ballerini in tutte le manifestazioni ciclistiche programmate sul territorio nazionale». La Commissione Sportiva Automobilistica Italiana Aci-Csai, nell'esprimere il proprio cordoglio, «ritiene che sia opportuno sospendere ogni attività agonistica prevista nel week end in segno di lutto, affidandosi alla sensibilità dei singoli organizzatori, perché procedano in tal senso».
IL CORDOGLIO DEGLI AMICI - La camera ardente è stata allestita all'Ospedale del Ceppo di Pistoia. Il primo ad arrivare, in lacrime, è stato Alfredo Martini, poi Paolo Bettini, Luca Scinto e tantissimi altri amici. «Ho perso un grande amico, anzi un fratello», ha detto Bettini, ricordando che quando correva in bicicletta Ballerini «ha rischiato la vita mille volte. Correva la Roubaix senza casco, si buttava in discesa sulle strade delle Dolomiti e non ha mai avuto problemi. Il destino lo ha preso ora in un momento di divertimento in cui coltivava la sua passione per i motori. È stato lui ad avvicinarmi al mondo dei rally. Se c'era una cosa a cui Franco teneva era la sicurezza. Mai un azzardo». «Era come un figlio per me, come un parente stretto per la mia famiglia», ha detto Alfredo Martini, storico commissario tecnico della nazionale di ciclismo. «Ballerini - prosegue Martini - non mancava di passare da casa mia due o tre volte alla settimana: un caffè, un saluto, due chiacchiere. Per le nostre bambine (le nipotine) era diventato uno di famiglia». Martini ricorda un retroscena dell'approdo di Ballerini alla guida della nazionale, dove arrivò dopo il triennio con Antonio Fusi sull'ammiraglia azzurra. «Quando il presidente federale Giancarlo Ceruti mi chiese un consiglio su chi scegliere per la successione di Fusi, gli risposi: non darò una rosa, ma un nome solo, Ballerini».
IL RICORDO - La tragica notizia ha raggiunto il presidente del Coni, Gianni Petrucci, mentre era in partenza per Vancouver, in vista delle Olimpiadi invernali. «Sono sgomento - ha detto Petrucci - Franco era una persona straordinaria sotto tutti gli aspetti: non era solo un grande ct, era anche un grande amico. E questo non sempre succede tra dirigenti e tecnici. Non solo il mondo del ciclismo, ma tutto lo sport piange ora una grande persona. Di lui ho tanti ricordi, ma un'immagine adesso mi torna incessantemente agli occhi: io che alle Olimpiadi di Atene vengo lanciato in aria da Ballerini dopo la vittoria di Bettini, nel primo giorno di gara dei Giochi». «Era una grande e bella persona - racconta il segretario generale del Coni, Raffaele Pagnozzi - con una capacità tecnica straordinaria. Il giorno prima delle gare era capace di prevedere l'andamento della corsa con un'abilità incredibile. Con lui il ciclismo italiano ha ottenuto una serie inavvicinabile di vittorie, nonostante questo è rimasto sempre umile. Purtroppo, dopo Castagnetti, è un altro grandissimo tecnico che lo sport italiano perde».
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